
Palermo, 19 dicembre 2025 – ore 19.
Sotto il grande tendone del Madagascar Circus Maya Orfei non è andato in scena soltanto uno spettacolo, ma un momento di confronto pubblico intenso, partecipato e carico di significato. Una conferenza stampa che ha messo al centro temi attuali e spesso divisivi: benessere animale, tradizione circense, integrazione culturale, normativa italiana e valore sociale del circo.
Un dibattito aperto e senza slogan, guidato dalla giornalista e conduttrice televisiva Giusy Randazzo, che ha saputo orchestrare gli interventi con equilibrio, competenza e ritmo, lasciando spazio alle diverse voci presenti. Un parterre autorevole composto dall’avvocato Antonio Tito, console del Burkina Faso, dall’avvocato penalista Giacomo Sparacino, dal giornalista radio-televisivo Filippo Virzì, da Maximiliano Martini, domatore pluripremiato anche al Festival Internazionale del Circo di Montecarlo, e da Dario De Felice, storico conduttore del Madagascar Circus.
Presente anche l’associazione “L’Oasi del Sorriso”, realtà che opera tutto l’anno a sostegno delle famiglie e dei poveri palermitani, a testimonianza di come il circo possa essere anche luogo di solidarietà e impegno sociale.
Il tema centrale: il rispetto per gli animali
Il cuore del dibattito è stato inevitabilmente il rapporto tra circo e animali. Un tema che divide l’opinione pubblica ma che, durante la conferenza, è stato affrontato con argomentazioni concrete e testimonianze dirette.
L’avvocato Antonio Tito, console del Burkina Faso, ha offerto uno dei contributi più intensi e toccanti della serata. Il suo intervento ha spostato il punto di osservazione dall’Europa all’Africa, raccontando esperienze vissute in prima persona.
Tito ha parlato di elefanti uccisi per le zanne, di animali selvatici scuoiati per il commercio illegale delle pelli, di specie sacrificate in nome del profitto. Una realtà cruda che spesso resta lontana dal dibattito occidentale, ma che pone una domanda fondamentale: dove nasce davvero il maltrattamento animale?
Secondo il console, la vera differenza non è la presenza dell’animale nel circo, ma il trattamento che riceve ogni giorno. Ha inoltre sottolineato come animali cresciuti in cattività non potrebbero sopravvivere se reimmessi in libertà, evidenziando un aspetto spesso ignorato nel dibattito pubblico.
Una riflessione che ha colpito il pubblico quando Tito ha affermato:
“Anche un cane cresciuto in casa è un animale in cattività. La differenza la fa il rispetto, non il luogo.”
Integrazione, popoli e cultura senza confini
L’intervento dell’avvocato Tito si è poi ampliato a una dimensione sociale e culturale più ampia. Il console del Burkina Faso ha parlato delle difficoltà di integrazione tra i popoli, sottolineando come ancora oggi esistano barriere invisibili legate a razza, provenienza e cultura.
In questo contesto, il circo diventa simbolo di convivenza e comunità multietnica, un luogo dove persone di origini diverse lavorano insieme, condividono spazi, fatiche ed emozioni.
Tito ha ricordato come musica, arte e cultura non abbiano confini, e come dovrebbero essere strumenti di unione tra i popoli. Non a caso, alla conferenza era presente anche il console del Marocco, ulteriore segnale di un messaggio di dialogo internazionale e inclusione.
La normativa italiana: chiarezza e responsabilità
A riportare il dibattito su un piano giuridico è stato l’avvocato penalista Giacomo Sparacino, che ha fornito un quadro normativo chiaro e privo di ambiguità.
Sparacino ha spiegato che la legislazione italiana è tra le più avanzate al mondo in materia di tutela degli animali e che, allo stato attuale, la legge consente la presenza di animali nei circhi, purché siano rispettati criteri rigorosi di benessere animale e autorizzazioni burocratiche precise.
Ha inoltre sottolineato che il benessere animale non è solo un dovere morale, ma anche una necessità pratica per il circo stesso:
“Un animale malato o depresso compromette lo spettacolo e rappresenta un danno economico per il circo.”
Dove esistono maltrattamenti, ha ribadito, è giusto e doveroso intervenire. Ma non è questo il caso del Madagascar Circus, dove la salute e la vitalità degli animali sono visibili e documentabili.
L’avvocato ha concluso ricordando che il circo è fatto di famiglie che lavorano, di persone che portano avanti una tradizione storica e che, se in regola con la legge, hanno il diritto di continuare la propria attività.
La voce del giornalismo: legalità e memoria
Il giornalista radio-televisivo Filippo Virzì ha voluto sottolineare un aspetto spesso sottovalutato: la presenza di due avvocati a una conferenza stampa di questo tipo è un segnale forte di trasparenza e regolarità.
Virzì ha poi ricordato il periodo più difficile per il mondo circense: la pandemia da Covid-19. Un momento che ha messo in ginocchio intere famiglie circensi, costrette a far fronte a spese enormi per il mantenimento degli animali, senza alcuna entrata.
Nonostante tutto, il circo ha resistito. Ha continuato a prendersi cura degli animali e a preservare una tradizione che fa parte della storia culturale italiana.
Il giornalista ha infine lanciato una provocazione significativa:
“Il Madagascar Circus dovrebbe essere riconosciuto come patrimonio nazionale.”
Il rapporto con gli animali: la parola al domatore
Alla domanda diretta sul rapporto con gli animali, Maximiliano Martini, domatore pluripremiato anche al Circo di Montecarlo, ha risposto con semplicità e fermezza:
“Perché dovremmo maltrattare animali che fanno parte della nostra vita?”
Parole che raccontano un rapporto quotidiano fatto di conoscenza, rispetto e cura, lontano dagli stereotipi e dalle generalizzazioni.
La magia del circo raccontata da chi lo vive
A chiudere il cerchio emotivo della serata è stato Dario De Felice, conduttore del Madagascar Circus. Il suo è stato un racconto di vita, non di teoria.
Vent’anni fa ha scelto il circo. Oggi rifarebbe quella scelta senza esitazioni. Il circo, ha spiegato, è una grande famiglia, un luogo dove si cresce insieme e dove la magia nasce dal lavoro quotidiano, dalla fiducia e dalla passione.
Un invito aperto al pubblico
A concludere la conferenza, la giornalista Giusy Randazzo, che ha più volte stimolato il dibattito e dato voce agli ospiti, lanciando un invito chiaro:
“Venite a trovarci già da domani. Il circo va vissuto dal vivo.”
Un invito che va oltre lo spettacolo e chiama il pubblico a guardare, ascoltare e farsi un’opinione consapevole, lontana dai pregiudizi.

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